Sui suicidi in carcere

In questi primi giorni di gennaio nove detenuti si sono tolti la vita.

Molte strutture, oltre che obsolete e inadeguate, sono pesantemente sovraffollate.

Il personale di custodia e le figure professionali dell’area pedagogica-trattamentale sono numericamente insufficienti. La possibilità di lavorare è garantita solo per un numero minimo di detenuti.

In questo contesto, l’articolo 27 della Costituzione è, nei fatti, inattuato.

Il rispetto della dignità dell’individuo, l’umanizzazione della pena e il reinserimento sociale del condannato, obblighi imposti dalla Costituzione, restano lettera morta.

Non possiamo consentire che il carcere sia ridotto unicamente a luogo di privazione della libertà, che si traduce in separazione dalla comunità, dove il tempo scorre inutilmente.

Una parentesi inutile nella vita delle persone, che non fornisce alcuna occasione di ripensamento critico e non accompagna verso il recupero sociale.

La Costituzione non ammette deroghe al rispetto dei valori fondamentali di pari dignità, uguaglianza e solidarietà, anche nei confronti della popolazione carceraria.

Per queste ragioni, è bene rammentare a tutti le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica in occasione del messaggio di fine anno:

Rispetto della dignità di ogni persona, dei suoi diritti. Anche per chi si trova in carcere. L’alto numero di suicidi è indice di condizioni inammissibili. Abbiamo il dovere di osservare la Costituzione che indica norme imprescindibili sulla detenzione in carcere. Il sovraffollamento vi contrasta e rende inaccettabili anche le condizioni di lavoro del personale penitenziario.
I detenuti devono potere respirare un’aria diversa da quella che li ha condotti all’illegalità e al crimine. Su questo sono impegnati generosi operatori, che meritano di essere sostenuti”.

Adoperiamoci dunque affinchè il monito del Presidente della Repubblica non rimanga inascoltato e, a fianco dei necessari interventi sull’edilizia penitenziaria, si intervenga con urgenza con interventi normativi che incidano proficuamente sulla pena e sulle misure alternative alla detenzione, finalizzati a contenere e a risolvere una degenerazione che sta assumendo dimensioni ogni giorno più preoccupanti.

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