La riforma del mercato del lavoro è legge
La riforma del mercato del lavoro è legge. Si tratta della Legge n. 92 del 28 giugno 2012, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 153 del 3 luglio 2012. La nuova norma, che inizia il suo percorso il 23 marzo 2012 al momento della presentazione in Parlamento del Ddl “Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”, è stata approvata definitivamente dal Parlamento il 27 giugno 2012 ed è entrata in vigore il 18 luglio 2012.
Il testo ha successivamente subito alcune modifiche con l’approvazione del Decreto Legge n. 83 del 22 giugno 2012 (c.d. Decreto Sviluppo) convertito, con modificazioni, dalla Legge n. 134 del 7 agosto 2012.
La riforma ha l’obiettivo di creare un mercato del lavoro inclusivo e dinamico, atto ad aumentare l’occupazione, in particolare di giovani e donne, di ridurre i tempi della transizione tra scuola e lavoro e tra disoccupazione e occupazione, di contribuire alla crescita della produttività e stimolare lo sviluppo e la competitività delle imprese, oltre che di creare un sistema di tutele più universalistico.
La legge, arricchita dal contributo del Parlamento, tocca molteplici aspetti del mercato del lavoro:
– una distribuzione più equa delle tutele dell’impiego, attraverso il contenimento dei margini di flessibilità progressivamente introdotti negli ultimi vent’anni e l’adeguamento all’attuale contesto economico della disciplina del licenziamento individuale;
– un più efficiente, coerente ed equo assetto degli ammortizzatori sociali e delle relative politiche attive;
– l’instaurazione di rapporti di lavoro più stabili, attraverso la conferma del contratto di lavoro a tempo indeterminato come contratto prevalente e meccanismi di valorizzazione e premialità per la stabilizzazione dei contratti di apprendistato e a termine.
Per ottenere questi risultati, la riforma individua alcune macro-aree di intervento, in cui sono coinvolti gli istituti contrattuali, le tutele dei lavoratori nel caso di licenziamento illegittimo, la flessibilità e le coperture assicurative, i fondi di solidarietà, l’equità di genere e le politiche attive.